Anime Morte by Ian Rankin

Anime Morte by Ian Rankin

autore:Ian Rankin [Rankin, Ian]
Format: epub
pubblicato: 1999-01-12T22:00:00+00:00


25

Rebus, al volante della sua Saab, si recò con Pryde alla stazione di polizia di St. Leonard, dove denunciò il furto dell'auto di servizio, notizia che suscitò l'ilarità degli agenti del turno di giorno appena arrivati. Erano le nove meno un quarto quando entrò nell'ufficio del Caporale, per spiegare di nuovo tutto ciò che era successo, incluse le scorticature alle mani. Mentre ascoltava quel rapporto, il Caporale continuava ad armeggiare con la macchina del caffè, una di quelle che lo facevano espresso, munita anche di un beccuccio per rendere schiumoso il latte; non chiese però a Rebus se ne volesse una tazza. Quando l'ispettore ebbe finito di parlare, il Caporale si versò la schiuma di latte nel caffè, spense la macchina e si sedette dietro la scrivania. Tenendo la tazza stretta tra le mani, sollevò lo sguardo verso Rebus.

«Ho sempre pensato che la sorveglianza fosse una procedura relativamente semplice. Ancora una volta sei riuscito a farmi ricredere.»

«Non ci stava portando a nulla, signore.»

«Diversamente dalla vettura sparita.»

Rebus abbassò lo sguardo.

«Fammi capire come stanno esattamente le cose», continuò il Caporale, bevendo un sorso di caffè. «Io ti dico di stare alla larga da Darren Rough. Tu vai a cercarlo. Io ti dico di tenere d'occhio un uomo che, secondo gli esperti, potrebbe uccidere qualcuno. Tu finisci privo di sensi in un cassonetto.» La voce del Caporale stava salendo di tono. «Trovi Darren Rough e lo porti a casa tua. E lui se ne va, fregando una delle nostre auto e il registro della sorveglianza. La mia ricostruzione dei fatti è sufficientemente esatta?» Il viso gli si stava facendo rosso di rabbia.

«Chiara e concisa, signore.»

«Non permetterti di fare lo spiritoso!» scattò il Caporale, picchiando il pugno sul tavolo.

«Non ne ho la minima intenzione, signore.» Rebus digrignò i denti. «Ma al momento mi sembrava di fare la cosa migliore.»

«No, ispettore. Come al solito, non hai fatto altro che seguire un piano personale, e al diavolo noialtri. Ho fatto centro?»

«Con tutto il rispetto, signore...»

«Ma fammi il piacere. Tu non hai il minimo rispetto per me, né per il lavoro che saresti tenuto a fare!»

«Forse ha ragione, signore», ribatté Rebus a voce bassa, mentre la testa ricominciava a pulsargli.

Il Caporale lo fissò, si appoggiò allo schienale della sedia e bevve un'altra sorsata di caffè. «Allora cosa intendi fare?»

«Non lo so, signore. Voglio dire, lei ha ragione: sono mesi che ho dubbi a proposito del mio lavoro. Da quando Jack Morton...»

«Anche prima, forse, non credi?» Sembrava essersi calmato un po'.

«Forse, signore. Più di una volta, ho pensato di mollare tutto.» Guardò il superiore. «Per renderle magari la vita più facile.»

«Però non hai mollato.»

«No, signore.»

«Ci dev'essere un motivo.»

«Forse in me c'è ancora una parte che ci crede, signore. E, fatto abbastanza strano, questa parte è andata crescendo.»

«Davvero?»

Alan Archibald, Darren Rough... Non aveva parlato di Archibald al Caporale, perché non gli era sembrato il caso.

«Con Rough, ho commesso un errore, lo ammetto. Be'... non mi ero sbagliato completamente, a voler essere sinceri. Ma adesso conosco il motivo per cui si trova a Edimburgo.



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